Questi giorni di isolamento forzato in casa, ripensavo agli occhi pazienti dei bambini. Cosa vedono in questo momento? Di cosa si nutrono? Con quali colori disegnano i loro sogni nel lungo esilio, prigionieri incolpevoli del contagio? Provo ad immaginarli occupati, come sempre, ad inseguire con minuzia ogni istante ed ogni sussulto di vita,
a fare incetta di scorte da custodire segretamente nella memoria, senza farsi distrarre dallo sgarbo di queste giornate tutte uguali, apparentemente vuote e insignificanti. Nel grigiore del tempo, le albe e i tramonti ai loro occhi prendono consistenza e non deludono mai, sorvolando sulla violenza acuta delle notizie che giungono sempre più angoscianti. I loro sguardi catturano tracce misteriose di esistenza, luoghi mitici e inesplorati, mentre sensazioni temerarie accendono, anche nella privazione, una immaginazione disinvolta e impertinente, libera da imposizioni e forzate dettature. Questi occhi indulgenti e volenterosi, prendendosi beffa del confinamento a cui sono costretti da questa imprevista ondata di turbolenza, trattengono i sospiri nell’aria senza lamenti, senza oscillare sulla traiettoria delle curve quotidiane del contagio, rimanendo saldamente concentrati sul futuro. Allora lode a questi occhi luccicanti, deliziosi e puri, fiduciosi nel dettaglio più apparente, scrupolosi nello sviare ogni tranello ed ogni intimazione che possano ostacolare il benefico significato del loro incessante, incontenibile avanzamento. Dateli una stanza, un angolo, un pertugio e ci infileranno il loro stupore, cercheranno la loro grandezza in ogni nascondiglio. Gli occhi dei bambini non corrono dietro gli appalusi, non hanno bisogno di audience, ma modellano il mondo in silenzio, senza fretta, con il piacere del gioco ed il gusto irrefrenabile dell’azzardo, sospinti ogni volta a rischiare poste sempre più consistenti pur di farsi avanti, crescere, farsi grandi. I loro occhi, pietosi e comprensivi del nostro tremore, del nostro imbarazzo, sono l’avamposto nobile per accedere alla nostra anima. Anche senza spazio e senza cortili, le loro gambe corrono tra praterie e vallate indefinite, i loro corpi ballano, e la loro audacia scavalca ogni dirupo, percorrendo a capofitto quell’arcigna striscia di orizzonte che il fragile mondo dei grandi ha timore di attraversare, o solo di immaginare. Sono questi gli stessi occhi di milioni di occhi di bambini già vissuti e cresciuti con fatica, con sudore, a volte senza cibo, senza speranza, che con abnegazione hanno costruito il mondo su cui noi oggi sediamo, a volte pure con disappunto. Quegli occhi ci ricordano il lusso e la meraviglia dell’esistenza ridotta in stracci, polverizzata tra i mille rilassamenti del pensiero moderno. Siamo noi quelli che hanno la febbre, che non si sentono in pace, spaesati e privi di orgoglio, siamo noi che ci chiediamo quanto manca alla felicità, mentre gli occhi dei bambini trasformano persino futili e furtive congetture in pervicaci entusiasmi, sono davanti a tutto e scrutano tutto: sono il meglio di noi.
La fortuna dei bambini intanto cresce e si alimenta. Col tempo non arretra, ma si fa strada, mettendo le ali ad un mondo che si pensava smarrito. Indubbiamente per questo i loro sorrisi sono risparmiati dal maleficio del virus, come fosse un seme prezioso da custodire in attesa di poter sbocciare sul terreno spoglio e arido del tempo presente. Lo terranno stretto nel proprio cuore e se ne prenderanno cura, reinventandolo. Anche a questo privilegio possono ispirarsi le rime del poeta T.S. Eliot: “Non smetteremo mai di esplorare. E alla fine di tutto il nostro andare ritorneremo al punto di partenza, per conoscerlo per la prima volta”.
Dentro gli occhi dei bambini si aggiustano i torti e si annullano le differenze, si disegnano le sfide più cruenti e le visioni più esaltanti, si realizza l’ostinata missione di portare a bordo una umanità recalcitrante che ha paura di nuotare e di avventurarsi, di metterla in marcia ed indirizzarla dentro un sentiero meno angusto, di proiettare una luce benefica sul buio e sulle tenebre che la attanaglia. Possiamo essere certi che gli occhi perspicaci e giudiziosi dei bambini, per quanto trascurati, saranno le stelle comete che incroceranno i grandiosi emisferi del nostro futuro. Se ci salveremo sarà merito della loro tenacia e della loro tenerezza.